LE CONTRADDIZIONI DEL CAPITALISMO FINANZIARIO

 

Risposta a Mario Pirani

 

 

In un articolo che mi riserva apprezzamenti cortesi Mario Pirani rivolge una critica di fondo alle posizioni sostenute da me e da Stefano Sylos Labini sul tema della crisi. In particolare, sullo “scontro epocale”  con il  capitalismo finanziario. Anzitutto, vorrei rilevare che non abbiamo mai parlato di scontro epocale, ma della contrapposizione tra i mercati e i governi sulle politiche economiche e finanziarie dei paesi; e delle vere e proprie scomuniche emesse dalle agenzie di rating sulle loro politiche. Non si tratta di critiche teoriche, ma di interventi concreti che condizionano l’azione dei governi i quali ne attendono trepidanti le sentenze. Mai prima d’ora si era verificata una condizione di soggezione politica cosi umiliante. Marx ne trarrebbe conferme clamorose dei suoi giudizi.

 

Pirani si chiede dove sta la contrapposizione. L’attesa spasmodica del giudizio dei mercati assume i tratti di un imperscrutabile destino e rivela fino a che punto e’ stata compromessa la sovranita’ politica delle democrazie. Pirani si chiede polemicamente chi siano gli agenti di questa contrapposizione.   La risposta e’ sotto gli occhi di  tutti. Da un lato c’e’ un mercato finanziario dominato da grandi concentrazioni di potere e perfettamente integrato a livello mondiale, che puo’  condizionare le politiche dei governi. Dall’altro ci sono i governi che ne subiscono il ricatto.

 

Pirani condivide il giudizio sulla  gravita’ della crisi che coinvolge il mondo capitalistico ma ne attribuisce l’origine addirittura al fallimento del comunismo. Questa acrobatica conclusione desta più di una perplessità. Ma ciò che la pone in evidente dubbio e’ il fatto che il fallimento del comunismo venga molto dopo i fallimenti del capitalismo: quelli degli anni trenta, che lo hanno portato a un passo dal collasso totale. Ciò che viene dopo non può essere causa di ciò che viene prima.

Negli anni trenta i fallimenti riguardavano molto più il capitalismo giunto ai limiti del collasso che non il comunismo cui si riservava una contestazione ideologica ma non un giudizio conclusivo riguardante un esperimento ancora in corso.

 

Poi Pirani sentenzia: “senza le SS, i Mefo sarebbero carta straccia”. Peccato che Keynes non la pensava affatto così quando scrisse: “Il dottor Schacht è inciampato per disperazione in qualcosa di nuovo che aveva in sé i germi di un buon accorgimento tecnico. L’accorgimento consisteva nel risolvere il problema eliminando l’uso di una moneta con valore internazionale e sostituendola con qualcosa che risultava un baratto, non però fra individui, bensì fra diverse unità economiche. In tal modo riuscì a tornare al carattere essenziale e allo scopo originario del commercio, sopprimendo l’apparato che avrebbe dovuto facilitarlo, ma che di fatto lo stava strangolando. Tale innovazione funzionò bene, straordinariamente bene, per coloro che l’avevano introdotta, e permise a una Germania impoverita di accumulare le riserve senza le quali non avrebbe potuto imbarcarsi nella guerra. Tuttavia, come osserva Henderson, il fatto che tale metodo sia stato usato a servizio del male non deve impedirci di vedere il vantaggio tecnico che offrirebbe al servizio di una buona causa” (1).

 

Per concludere, quel che e’ decisivo ai fini del giudizio sul capitalismo finanziario e’ la condizione nella quale esso ha condotto l’economia e la società. La prima, una depressione di cui non si vedono ancora gli esiti. La seconda, una situazione di diseguaglianza eccezionale: dunque, ristagno e iniquità sociale. Pirani afferma che la storia del capitalismo che noi raccontiamo, delle sue contraddizioni e della sua mutazione finanziaria non e’ quella reale: che la storia reale e’ quella del conflitto tra comunismo e capitalismo democratico, quest’ultimo vincente, con tutte le sue failures. Noi pensiamo che questa sia ormai  storia del passato; che i tempi che stiamo vivendo siano quelli del confronto tra le due forze  dell’occidente, il capitalismo e la democrazia. Dall’esito di quel confronto dipende quello della crisi attuale.

 

 

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(1) Keynes, J.M., "Il problema degli squilibri finanziari globali. La politica valutaria del dopoguerra (8 Settembre 1941)", in Keynes, J.M., "Eutopia", a cura di Luca Fantacci, et.al. 2011, p. 43-55.